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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

9 giugno 2020: e la Pelucca riprese a scorrere

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  Piogge sostenute, nella prima fase di questo giugno 2020. Stai a vedere che.... Qualcuno se lo chiede sulle classiche pagine Facebook monzesi, anzi sulla sempre attiva Sei di Monza se... Sei di Monza se... ti domandi se la Pelucca si è riattivata. E la nostra Roggia non ha mancato l'appuntamento. E' il 9 giugno, la brava Carola Besana - con lei la altrettanto brava Bruna Rovelli: una coppia  di frequentatrici del Parco molto attiva tra il Ponte dei Bertoli e la Fasanera - segnala: la Roggia è in azione. L'acqua scorre per un brevissimo tratto a valle della citata Fasanera, da tempo ristorante. E la nostra Carola ci mette anche una foto, per completare la documentazione     un grazie alle nostre due segnalatrici saluti     Matteo Barattieri - Comitato per il Parco

I murun fa(seva)nn l'üga ovvero gelsi al Parco

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La mappa (figura 1, carta del Brenna, foglio Carate, circa 1850) mostra un tipico paesaggio della pianura lombarda ancora visibile molti decenni fa. Siamo nell'allora Comune di Cascina Aliprandi, successivamente unito a Lissone. La freccia indica il simbolo cartografico della vite.      Come si può notare - ad esempio, nella zona cerchiata -, i filari di vite sono intervallati da altri filari. Si tratta della tipica piantata padana. Gelso (murun nella nostra favella lombarda) e vite: ci spiegano gli esperti che il gelso favoriva il sostegno dei tralci. Non solo, l'annuale sgamollo dei gelsi per recuperare le foglie per il baco da seta, evitava alle piante di vite di soffrire per l'ombreggiatura degli alberi vicini. Ne guadagnava la maturazione dell'uva. E ne guadagnava l'economia locale. E, anche, la nostra parlata che si riempiva di termini, detti e motti. Su tutti, il classico "A Milan, anca i murun fan l'üga". Oppure il termine pelabrocch, che deriv...

Sentieri (quasi) selvaggi al Parco

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Dice: "la natura si è presa i suoi spazi, durante la pandemia". E giù con cronache che parlano di selvatici fotografati in contesti che più antropici non si può. In realtà, non si tratta di situazioni poi così anomale, come spiegato da tanti. Anzi: ci sarebbe invece da preoccuparsi nel non vedere circolare, è un esempio, le volpi per strade e ritagli di verde cittadini. Curiosamente, poi, animali (leggasi cinghiali) prima citati come indicatori di degrado urbano divengono, improvvisamente, segnali (positivi) di una fauna che riesce a ritrovare i propri cicli grazie alla segregazione forzata cui si è sottoposto il genere umano.  Per il Parco, come detto, la situazione delle popolazioni animali è rimasta alla fine quella usuale, tra presenze e, ahinoi, ormai croniche e preoccupanti assenze. Se si vuole cercare tracce di un blocco che ha tenuto lontani i tanti frequentatori del nostro Parco, occorre scegliere altri dettagli. E magari munirsi di taccuino e macchina fotografica. D...